Tra Sheetrock Hills e Kalbarri. Passando qualche quarto d’ora fra gli scaffali della ferramenta di Kelly o fra i tavoli del Grass Tree Cafè in Grey street. E’ lì che vorrei alternativamente dividere il resto della ma esistenza. Dirlo costa nulla. Proprio quanto scriverlo qui. Anche perché praticamente nessuno sa dove si trovano entrambi i posti. E, nell’ipotesi che qualcuno lo sapesse, è improbabile che sia talmente ficcanaso da venirmi a stanare sin da quelle parti. Certo, fugaci apparizioni dove ora i miei polpastrelli stanno danzando su una nera tastiera le farei. In fondo riempirsi le narici con l’odore del vestibolo frequentato dagli ignavi aiuta ad apprezzare l’aroma del paradiso. Ma sarebbero comunque visite senza pericoli. E, soprattutto, con il biglietto di ritorno ben stretto nel pugno. Tutto sta nel prestare attenzione a non rimanere incollati al vischio delle vecchie abitudini. Ma ormai ho imparato a volare. Altri, per fortuna, ancora no. E, considerata la loro incapacità di sognare, mai ci riusciranno...
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martedì 27 ottobre 2009
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