Parole sante...

Vivere è la cosa più rara al mondo.
La maggior parte della gente esiste, e nulla più. (Oscar Wilde)
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Copertina

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Isabel Emrich ~ ‘Underwater Paintings’

domenica 21 dicembre 2014

Sampdoria-Udinese 2-2: Rincorse e rimonte, al Ferraris si chiude con lo spettacolo

Partita bella e avvincente, quella che alla Sampdoria e all'Udineseporta un altro punto alla loro classifica. Il 2-2 finale - con reti di Obiang (15'), Geijo (30'), Danilo (34') e Gabbiadini (60') - delinea l'andamento scoppiettante di una sfida nella quale i ragazzi di casa hanno osato con più continuità. Legni colpiti da Geijo e Cacciatore. Nel finale Hertaux viene espulso per doppia ammonizione. GABBIADINI ALL’ADDIO, THEREAU DALL’INIZIO – Si affida al 4-3-3, Mihajlovic per tornare alla caccia del terzo posto. Nessuna grossa novità nel suo undici con il portiere Romero e i difensori De Silvestri, Gastaldello, Regini e Mesbah;, i centrocampisti Soriano, Palombo e Obiang; davanti conferma per Gabbiadini (al commiato davanti ai doriani), Okaka ed Eder. Stramaccioni, che deve fare i conti con assenze pesanti come quelle di Allan, Domizzi, Piris e Muriel, opta per il 4-4-1-1 risolvendo l’enigma-attaccante a favore di Thereau con l’inossidabile Di Natale pronto a fare staffetta. Per il resto la formazione è quella annunciata con l’etremo Karnezis; Belmonte, Heurtaux, Danilo e Pasquale; Widmer, Badu, Pinzi e Kone a presidiare la mediana e Geijo dietro la punta principale. OBIANG PUNTUALE AL GOAL – La Samp dimostra subito di gradire molto l'atmosfera festaiola che l'accoglie al Ferraris. Partenza sprint e vantaggio dopo un quarto d'ora grazie ad Obiang lesto ad approfittare di una corta respinta di pugno di Karnezis. Kone potrebbe dare un senso alla reazione bianconera ma il suo piattone va alto. GEIJO & DANILO, CHE UNO-DUE! – Gioca insistendo con fraseggi prolungati, l'Udinese. A scardinare con forza la blindatura dei padroni di casa sono Geijo e Danilo. Il primo pareggiando con un tocco ravvicinato che sorprende Gastaldello e Romero, il secondo realizzando poco dopo il sorpasso di testa. Lo scuotamento del match ne aumenta inevitabilmente la tensione. BLUCERCHIATI ALL'ASSALTO – Riparte carica di aggressività, la formazione doriana. Attacchi in massa e veementi che mettono a dura prova la resistenza avversaria che capitola su poderosa incornata di Gabbiadini su cross dalla destra di Soriano. PALI DI GEIJO E CACCIATORE – Il ritrovato equilibrio galvanizza una Samp che non intende accontentarsi e continua l'assedio. È bravo Karnezis a ribattere una saetta di Palombo. Agli ospiti non resta che affidarsi a improvvise, quanto rare e difficoltose, ripartenze. In una di queste Geijo colpisce l'incrocio. Sul finire Hertaux rimedia il secondo giallo e poi il neo entrato Cacciatore sfiora il vantaggio colpendo un palo. [Articolo per Goal.com del 21 dicembre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 14 dicembre 2014

Genoa-Roma 0-1: Nainggolan porta la Juventus ad un solo punto di distanza

La sfida Champions sorride a una Roma bella tosta. I capitolini, in superiorità numerica per oltre un'ora dopo l'espulsione di Perin, si vedono parare un penalty di Ljajic da Lamanna e poi passano con Nainggolan (40'). Il Genoa, costretto a rivoluzionare tutto durante il match, sfodera una prestazione tutta cuore e nervi che però non basta ad evitare la sconfitta. Insufficiente, e a tratti indisponente, la direzione di Banti che, nell'intervallo, espelle anche Gasperini per proteste e all'ultimo respiro annulla il possibile pari di Rincon. MODULI ALLO SPECCHIO - Tutti con il 4-3-3. Gasperino, senza l’acciaccato Kucka, punta su Roncaglia, Burdisso, De Maio e Antonelli a protezione diretta di Perin e affidando a Bertolacci, supportato dal rientrante Rincon e Sturaro sugli esterni, il compito di agire in mezzo; davanti conferma per Falque e Perotti con Matri punta più avanzata.Il rilancio, senza De Rossi squalificato, Garcia lo cerca presidiando le retrovie con De Sanctis; Marconi, Astori, Yanga-Mbiwa e Holebas; Nainggolan, Keita e Pjanic sono il trio di centrocampo mentre quello offensivo vede Florenzi insieme a Ljajic e Gervinho. PERIN E L'ESPULSIONE CHE PESA - Coraggio, disimpegni in scioltezza e opportunità da entrambi i fronti ma Roma assai aggressiva e brava a non lasciare punti di riferimento ai difensori avversari. Perin interviene da par suo su tentativi ravvicinati dello scatenato Gervinho e di Ljajic. Ma la sua gara finisce poco dopo espulso per fallo in area da ultimo uomo su Nainggolan. Il suo sostituto, Lamanna (sacrificato è Falque), è strepitoso nel deviare l'angolata conclusione di Ljajic. NAINGGOLAN, L'ACROBATA GOLEADOR - Il portiere genoano nulla può invece fare su una semi-girata dal limite di Nainggolan, servito da Marconi, con sfera nell'angolino alla sua destra. Con gli avversari che accusano il colpo, prima del riposo Ljajic manda alta la palla del raddoppio ma, nel recupero, Matri finisce un contropiede impegnando De Sanctis. ANCHE GASPERINI ESPULSO -Per la ripresa non ci sono più Gasperini, espulso anche lui, e Matri rilevato da Edenilson. Con la sfida messa tutta in salita, i rossoblu provano a non mostrarsi domi davanti a una Roma decisa a chiudere i conti approfittando dei vantaggi acquisiti. Lamanna salva nell'area piccola su debole tocco di Ljajic. CUORE ROSSOBLU, CONTROLLO GIALLOROSSO - Pinilla viene inserito con un enorme carico di speranze sulle spalle. Gervinho approfitta di uno svarione di Roncaglia ma spreca per centimetri. Nonostante tutto il Genoa fa di tutto per restare in partita e Perotti non riesce a inquadrare il bersaglio. C'è anche Totti in un finale tesissimo nel quale gli ospiti riescono a controllare offrendo al neo entrato Iturbe una ghiotta occasione. Nell'ultimo minuto Rincon segna ma Banti annulla per un dubbio fuorigioco. [Articolo per Goal.com del 14 dicembre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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lunedì 1 dicembre 2014

Sampdoria-Napoli 1-1: Super Eder illude Marassi, Zapata salva gli azzurri

Duvan Zapata rilancia al terzo posto il Napoli agguantando al 92' un 1-1 che punisce in maniera amarissima una Sampdoria portatasi meritatamente in vantaggio con una rasoiata di Eder al 57'. Gli ospiti, per troppo tempo a corto di idee e di ossigeno di fronte all'ennesima prova convincente dei ragazzi di Mihajlovic, raddrizzano il match giocando in dieci per l'espulsione di Koulibaly. RIVOLUZIONI MIHA E BENITEZ – Cambio di modulo e di undici per la Samp che scende in campo con un 4-3-1-2 che prevede De Silvestri, Silvestre, Romagnoli e Mesbah davanti a Romero e alle spalle di Palombo, Obiang e Rizzo mentre Soriano finisce dietro Okaka ed Eder con Gabbiadini a prendere posto fra le riserve. Anche Benitez nel suo 4-2-3-1 mischia le carte. Davanti a Rafael si rivedono Maggio e Britos esterni, conferme per Albiol e Koulibaly in mezzo; a centrocampo Inler torna a far coppia con David Lopez mentre il trio offensivo a supporto di Higuain è composto da Callejon, Hamsik e Ghoulam. ATTENZIONE SAMP - È una deviazione di spalla di Ghoulam che lambisce il palo destro di Romero ad accendere la miccia di una sfida contraddistinta da una intensa fase di studio e da imprecisioni. I blucerchiati, spazi stretti e caparbietà, applicano i dettami richiesti dal loro mister ottenendo mischie preziose. ROMERO DOMA HIGUAIN - I partenopei, assai macchinosi, si affacciano raramente dalle parti di Romero che, all'occorrenza, dimostra tempismo come quando sfila una palla avvelenata tra i piedi di Higuain in fuga: estemporaneità in una frazione che la Samp gioca segregando gli avversari nella loro metà campo. RASOIATA EDER - Ricerca fiducia in se stesso il Napoli, che reclama un penalty per strattonamento di Rizzo su Albiol. Ma quando la squadra di Benitez sembra essere sulla strada giusta, Eder sfodera un rasoterra destro dal limite che vale l'1-0. Entra Mertens ma è ancora Higuain a poter scoccare a rete trovando ancora il portiere. DUVAN ZAPATA E IL PARI INASPETTATO - Organizzazione e pressione restano le caratteristiche fondamentali della Samp anche di fronte all'obbligata reazione ospite. Al finale partecipano anche Gabbiadini (ancora pungente su punizione) e Duvan Zapata, dentro per un Hamsik opaco. Eder, inarrestabile, costringe Koulibaly a rimediare il secondo giallo. Ma proprio quando il destino della sfida sembra ormai chiuso, è proprio l'ultimo entrato a trovare il pareggio, di testa in mischia su cross dalla sinistra di Ghoulam. [Articolo per Goal.com del 1° dicembre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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lunedì 24 novembre 2014

Genoa-Palermo 1-1: Tante emozioni al Ferraris, decidono il pari Dybala e Bertolacci

Il sogno terzo posto il Genoa lo deve lasciare nel cassetto. Il gran salto le viene impedito da un Palermo bello e gagliardo che, passato momentaneamente in vantaggio con Dybala (7'), viene raggiunto da Bertolacci (30') in "collaborazione" con Antonelli che ci mette una deviazione forse decisiva. La sfida, brillante anche se dal tasso tecnico non eccelso, lascia un po' di amaro in bocca anche ai siciliani, fermati da un palo di Vazquez e dalla solita prestazione maiuscola di Perin. SUBITO DUELLO MATRI-DYBALA – La formazione per l’assalto al podio Gasperini la distende sul suo prediletto 3-4-3. A cercare di far diga davanti a Perin vanno Roncaglia, Burdisso e Marchese; Edenilson, Bertolacci, Greco e Antonelli si sistemano in mezzo con Matri assistito da Falque e Perotti. Iachini opta per un 3-5-1-1 che prevede l’estremo Sorrentino protetto dalla linea Munoz-Gonzalez-Andelkovic; centrocampo di spessore con Morganella e Lazaar esterni; Crochev e Barreto con Maresca in regia; davanti la coppia d’oro Vazquez-Dybala. PENNELLATA D'AUTORE - L'intraprendenza rosanero sfoggiata nella zona centrale del campo sorprende un Grifo che parte in maniera impacciata e cede quasi subito su magia mancina ad effetto di Dybala: sfera sotto l'incrocio alla destra di Perin. Il portiere genoano respinge poi su Lazaar mentre Marchese salva sulla linea la ribattuta dello scatenato autore del vantaggio. IL GRIFO ALZA LA TESTA - Pian piano però i padroni di casa si scrollano di dosso parte della tensione, guadagnano metri e ottengono l'1-1 con un chirurgico destro rasoterra dal limite fiondato da Bertolacci e leggermente intercettato da Antonelli. La sfida si fa incandescente. Sempre Antonelli calcia su Sorrentino la palla del sorpasso invece di appoggiarla a Matri meglio piazzato di lui. Poi Perin è strepitoso a fermare Dybala lanciato in contropiede. VAZQUEZ E IL PALO - Avvio di ripresa con dentro Pinilla e Fetfatzidis al posto di Falque e Matri. La vivacità resta il leit-motiv della serata. Così come le emozioni improvvise che si rinnovano su un tiro pazzesco di Vazquez a scheggiare un palo che trema a lungo. Quaison, appena entrato, usa il colpo di testa per bruciare i guanti di Perin e per poi sfiorare il bersaglio grosso. PEROTTI NON BASTA - Il Palermo è pericolosissimo quando riesce a partire in velocità intercettando le trame che i padroni di casa cercano in maniera incessante. Pinilla è impreciso sotto rete e Perotti costruisce e difende in maniera egregia. Inutile, però, il forcing finale. [Articolo per Goal.com del 24 novembre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 2 novembre 2014

Sampdoria-Fiorentina 3-1: Liguri con vista Champions, sprofondo Viola

Resistenza, ripartenza e goal. È semplice ed efficace, seppur molto dispendiosa, la strategia vincente della Sampdoria per sconfiggere una Fiorentina che gira a mille sbattendo invariabilmente sugli avversari. Palombo su rigore (27'), Rizzo (42') e Savic (45') imprimono il senso ad una partita contraddistinta anche da un penalty che Gonzalo Rodriguez si fa parare. Nella ripresa Eder (77') sfrutta superbamente un contropiede. EDER E GABBIADINI IN PANCA, PIZARRO OUT – L’allarme-difesa e il bisogno turn-over hanno movimentato i pensieri di Mihajlovic sino a poche ore dall’inizio. Con Eder e Gabbiadini portati in panca, il tecnico serbo propone una difesa a 3 con Cacciatore, Palombo e Regini a diretta protezione di Romero; De Silvestri, Rizzo, Obiang, Soriano e Mesbah presidiano la mediana con Okaka e Bergessio davanti. Montella schiera il portiere Neto con Richards, Gonzalo Rodriguez, Savic e Alonso linea arretrata; Borja Valero, Badelj e Aquilani a centrocampo mentre il trio d’attacco iniziale è composto da Cuadrado e Ilicic con Babacar punta centrale. A VISO APERTO - Vietato risparmiarsi. È questo il comune diktat d'avvio. Ne guadagna l'intensità di una sfida segnata dalla veemente richiesta di un penalty dopo uno scontro in area fra Okaka e Neto. Babacar e Rizzo sfiorano il bersaglio grosso ma senza troppa convinzione. RIGORI E FUOCHI D'ARTIFICIO - Ai doriani la chance dal dischetto capita quando Aquilani tocca da dietro Soriano: Palombo non sbaglia. La fallisce invece Gonzalo Rodriguez, calciando addosso a Romero, quando Giacomelli decreta la massima punizione anche ai Viola. Nel finale di tempo Rizzo, all'esordio da titolare, raddoppia da posizione defilatissima sulla sinistra e Savic accorcia le distanze con un colpo di testa su azione d'angolo. ASSEDIO VIOLA, OKAKA GIGANTE - Pizarro, Gonzalo e Pasqual per Badelj, Richards e Cuadrado sono le mosse che Montella si gioca per dare più sostanza alla spinta profusa in massa dai suoi nella ripresa. Eder e Krsticic per Bergessio e Rizzo è la risposta. Gli ospiti ricamano sempre palla a terra, ma è sempre Okaka a tirare a rete su azioni di rimessa. Neto è sveglio. EDER LA CHIUDE - Il muro blucerchiato regge nella chiusura di quasi tutti i varchi pur cedendo progressivamente terreno. Gomez impegna rasoterra Romero. Ma è ancora la Samp ad andare a rete, è un micidiale contropiede di Eder a frustrare nella maniera più atroce gli sforzi degli ospiti. [Articolo per Goal.com del 2 novembre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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mercoledì 29 ottobre 2014

Genoa-Juventus 1-0: Antonini compie l'impresa, il Grifone gode

La generosità viene premiata. Quella di un Genoa lottatore su ogni centimetro di campo e protetta da un Perin strepitoso. Ma anche quella di Antonini, poche settimane fa in azione a spalare il fango che soffocava la Superba dopo l'ultima alluvione e stasera autore della rete vincente nell'ultimo giro di lancetta. La Juventus, autrice di una prova comunque positiva per impegno profuso ma insufficiente finalizzatrice, cede quindi 1-0 ai padroni di casa ed è costretta a condividere la vetta con la Roma. Legni di Llorente e Ogbonna. ESORDIO MANDRAGORA, KUCKA E PIRLO IN PANCA – Si stende sul 3-5-2 la voglia di Gasperini e Allegri di spremere il meglio dalla loro sfida. Il primo mette a diretta protezione di Perin De Maio, Burdisso e Marchese e riserva grosse sorprese sulla linea mediana nella quale, oltre agli esterni Rosi e Antonelli inserisce l'esordiente ragazzino Mandragora insieme a Bertolacci e Greco; Perotti e Pinilla formano la coppia offensiva. Il secondo, davanti a Buffon (alla 500° presenza a difesa della porta bianconera) piazza Bonucci, Ogbonna e Chiellini; in mezzo finiscono Lichtsteoner, Vidal, Marchisio in regia al posto di Pirlo in panca, Pogba e Asamoah; Tevez, fresco di convocazione da parte del c.t. Martino, e Llorente sono gli attaccanti prescelti. SMANIA BIANCONERA - Juventus subito alla ricerca del gioco un po' perso nelle ultime uscite. L'eccesso di irruenza costa il giallo a Ogbonna e Vidal. Il costante pressing verso la porzione di campo avversaria non trova altrettanta efficacia in fase conclusiva. Merito di un Genoa che regge bene gli assalti e che non disdegna ripartenza quando ve ne sono le circostanze. PERIN E IL PALO - Non sono molte le occasioni da rete offerte nella prima parte. Ma prima una parata di Perin su rasoterra di Tevez e poi il palo esterno colpito da Llorente salvano l'inviolabilità della porta genoana. Nessun grosso problema, invece, per Buffon. MURO ROSSOBLU' - Nella ripresa prosegue l'opera di copertura di ogni spazio, il Genoa. Così è un difensore, Bonucci, a cercare con maggior efficacia il goal sfiorando di testa l'incrocio sinistro su cross da calcio d'angolo. Più precisa è la replica di Marchese sulla quale Buffon si salva in angolo. ANTONINI-GOAL, È IMPRESA - Le staffette Llorente-Morata e Mandragora-Kucka servono a movimentare gli equilibri. E' però ancora un legno, stavolta la traversa, a impedire agli ospiti di pervenire al vantaggio con Ogbonna in sospetta posizione di off-side. La Juve spinge, Morata esalta in due occasioni gli strepitosi riflessi di Perin ma all'ultimo respiro a passare è il Grifone con un tocco sotto porta di Antonini, entrato poco prima per Rosi, su assist di Matri. [Articolo per Goal.com del 29 ottobre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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lunedì 20 ottobre 2014

Genoa-Empoli 1-1: Il braccio galeotto di Tonelli infiamma il Grifone

Svolta di stagione rimandata. Così come rimandati sono Gasperini e i suoi, incapaci di rilanciarsi e di salire gradini di una classifica senza infamia ma anche senza lodi. Il Genoa, quasi subito avanti con Bertolacci (13'), è incapace di amministrare il vantaggio e viene raggiunto dal difensore dell'Empoli Tonelli (76') grazie a un rocambolesco tocco di braccio visto da tutto lo stadio tranne che dall'arbitro e dagli assistenti di linea e di porta più vicini all'azione. Gara intensa ma avara di spettacolo che ha evidenziato l'approssimativa preparazione all'impegno da parte dei padroni di casa e l'ottima condizione fisica della squadra di Sarri che tiene il campo a pieni giri. Alla fine il pareggio sembra il risultato più giusto visto le occasioni create da entrambe le squadre. FALQUE E BASSI TITOLARI – C’è subito Falque, a sorpresa, nel motore offensivo rossoblù in sostituzione dell'acciaccato Kucka e, con Perotti, ha il ruolo di supporto per Matri preferito a Pinilla. Insieme a loro e a Perin, nel ritrovato 3-4-3 gasperiniano prendono posto De Maio, Burdisso, Marchese e i centrocampisti Edenilson, Ricon, Bertolacci e Antonelli. 4-3-1-2 è invece il modulo disegnato da Sarri. Davanti a Bassi finiscono Hysaj, Tonelli, Rugani e Mario Rui; Vecino, Valdifiori e Croce si sistemano in mezzo con Verdi trequartista e le punte Pucciarelli e Maccarone. Tavano siede in panchina. L'EMPOLI OSA, BERTOLACCI COLPISCE - Meno di un quarto d'ora. Tanto basta al Genoa per trovare il vantaggio con una saetta al volo di Bertolacci, dopo aver concesso a Pucciarelli e Croce di impegnare Perin. La punta ospite è poi sfortunata quando un suo diagonale che potrebbe valere il pari esce di un soffio. CERVELLERA FISCALE - I rossoblù cercano la manovra perfetta senza trovarla ma ottenendo comunque il risultato di fiaccare le velleità toscane. Quando poi sembrano sul punto di costruire la geometria ideale, l'arbitro gliela interrompe fischiando la fine del tempo e scatenando le proteste di Antonelli e company. QUESTIONE DI (POCHI) SPAZI - Rincon fuori in barella e rilevato da Antonini; Tavano e Lestienne dentro per Pucciarelli e Falque a dare nuove soluzioni offensive. Nella ripresa si lotta su ogni pallone, in maniera vibrante nonostante i troppi errori da entrambe le parti. Difficile vedere vere occasioni sotto porta. Quando ne capita una a Bertolacci, Bassi è bravissimo ad opporsi. Altrettanto reattivo è poi Perin su fondata di Vecino. IL BRACCIO GALEOTTO DI TONELLI - Gli sforzi dell'Empoli vengono premiati dopo la mezz'ora con l'ennesima rete propiziata da un calcio piazzato (6 su 9 totali), questa volta da angolo. È Tonelli a deviare nel sacco con un braccio un colpo di testa di Maccarone. Vane le proteste genoane. Perotti potrebbe poi riportare avanti i suoi ma viene fermato dal palo su sfera deviata da Rugani con Matri incapace di ribattere in porta. Prima della fine Edenilson si divora una sorta di rigore in movimento. [Articolo per Goal.com del 20 ottobre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 28 settembre 2014

Genoa-Sampdoria 0-1: Gabbiadini che goal! Tripudio blucerchiato

Gabbiadini regala il derby alla Sampdoria. Ci riesce facendo saltare gli equilibri con un calcio di punizione perfetto di Gabbiadini, che, deviato in porta da De Maio, a un quarto d'ora dalla fine sigla in maniera indelebile una sfida tesissima e solo apparentemente blindata. Il Genoa lotta ma non è mai incisivo sotto porta. Ai blucerchiati, ora terzi in classifica, va anche il merito di non aver mai calato il ritmo. SUBITO PINILLA E ROMAGNOLI – Le tentazioni Gasperini le tiene nel cassetto e opta per il più collaudato 3-4-3: Perin (alla centesima presenza da professionista) in porta, con Burdisso centrale difensivo, Roncaglia sulla destra e De Maio sulla sinistra; Edenilson, Rincon, Sturaro e Antonelli in mezzo e tridente composto da Perotti e Kucka ad agire attorno a Pinilla. Mihailovic disegna il suo 4-3-3 con Viviano fra i pali protetto da De Silvestri, Romagnoli (a sorpresa preferito a Gastaldello), Silvestre e Regini; Soriano, Palombo e Obiang a presidiare il centrocampo con Gabbiadini, Okaka ed Eder davanti. COME SU UN RING - I nervi a fior di pelle i ventidue se li portano in campo sin dagli spogliatoi. Ne scaturisce un avvio ricco di pressing, corpo a corpo e muscoli tesi. Lo sono troppo quelli che ben presto tradiscono Regini, sostituito da Mesbah. Non è gara per gli esteti del football. Genoa e Samp lottano a tratti come pugili all'ultimo ring. I portieri si vedono solo su tocchi deboli di Eder e Pinilla. OKAKA A SPORTELLATE, PEROTTI OVUNQUE - Nel bel mezzo di un'atmosfera da saloon del Far West spiccano: l'unico giallo mostrato da Damato nel primo tempo, a Silvestre dopo 39' di scontri collettivi; l'assoluta abnegazione di Okaka che sfida chiunque gli capiti a tiro (puntuale Perin ad anticiparlo durante un assolo) e Perotti autore di scorribande disinnescate sul più bello. C'È PIÙ CALCIO - Ripresa con squadre più lunghe e palla a disegnare traiettorie più ampie. Ne guadagna la possibilità, per entrambe le squadre, di creare azioni pericolose e di dimostrare di voler prendere l'iniziativa. Gasperini prova Matri insieme a Perotti e deve sostituire l'infortunato Burdisso con Bertolacci. GABBIADINI Il MAGO - Gabbiadini il gioco di prestigio lo fa alla mezz'ora con uno strepitoso colpo su punizione dal lato destro che taglia tutta l'area: De Maio interviene in maniera scomposta e devia il pallone alle spalle di Perin. È un uppercut che ha effetti pesanti su un Grifone che fatica a ripartire e che, con Pinilla, impegna severamente Viviano ma non riesce più a salvare il salvabile. [Articolo per Goal.com del 28 settembre 2014] RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 21 settembre 2014

Genoa-Lazio 1-0: Le Aquile sprecano, il Grifone punisce con Pinilla

Pinilla sfonda la porta di Berisha dopo che Perin aveva blindato la sua quando aveva assunto i contorni di un tiro a segno. Decide un colpo di testa in tuffo all'87'. Punizione eccessiva per una Lazio assoluta padrona del campo per oltre un'ora, il tempo necessario al tecnico del Genoa di trovare la giusta equilibratura al suo assetto offensivo sino a quel momento assai precario. Poco prima prima del KO gli ospiti restavano in dieci per l'espulsione di De Vrij. SUBITO MATRI E FELIPE ANDERSON – Gasperini riparte dalla difesa a 4. Davanti a Perin piazza Burdisso e De Maio centrali con il recuperato Antonini (al posto dello squalificato Roncaglia) a destra e Antonelli a sinistra. Riconferma a pieni voti per Edenilson accanto a Rincon e Sturaro. Davanti Perotti, reduce da un affaticamento muscolare, e Kucka operano a supporto di Matri preferito a Pinilla. Rispetto a domenica scorsa Pioli modifica solamente la linea offensiva. Dal primo minuto Felipe Anderson e Djordjevic (preferiti a Keita e Klose) in compagnia di Candreva. Per il resto conferma di Berisha tra i pali; Basta, De Vrij, Gentiletti e Braafheid in difesa; Parolo, Biglia e Lulic a centrocampo. ARTIGLI D'AQUILA - Lazio subito a razzo e Genoa sotto pressione incapace di tenere lontano avversari che nei 25 metri davanti a Perin ci si accampano per tutto il primo tempo. L'estremo difensore è più volte strepitoso su Candreva, Lulic, Felipe Anderson e Parolo, ma anche aiutato dalla sorte quando Djordjevic coglie la traversa di testa davanti agli sguardi atterriti dei genoani. AFFANNI ROSSOBLU - La formazione di casa, incapace di imprimere forza a un braccio di ferro che la vede spesso sul punto di capitolare, dà un senso allo stipendio di Berisha chiamandolo in causa con una leggera incornata di Perotti e un'estemporanea fuga di Kucka smarritosi sul più bello. LE CARTE DEL GASP - Nella ripresa, nonostante i cambi obbligati degli infortunati Biglia e Basta con Ledesma e Konko, la squadra di Pioli prova a non cambiare ritmo e sfiora il vantaggio con Candreva. Dall'altra parte Matri, è troppo solo e marcato per fare paura e cede il posto a Pinilla quando Gasperini decide di cambiare due terzi del proprio attacco facendo esordire Lestienne e inserendo anche Bertolacci. PINILLA, SEMPRE LUI! - Quando Pinilla ciabatta a lato l'occasione più succulenta si ha la sensazione che l'inerzia della sfida possa invertirsi. A cercare di dare immediata smentita all'ipotesi pensa sempre Candreva impegnando ancora severamente Perin. Il Genoa cresce, De Vrij si fa ingenuamente espellere per doppio giallo e i Grifoni cavalcano l'onda del momento positivo nella maniera più produttiva. Ci pensa Pinilla, allo scadere, a correggere in rete una palla precedentemente deviata da Perotti. [Articolo per Goal.com del 21 settembre 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 31 agosto 2014

Genoa-Napoli 1-2: De Guzman al 95', estasi azzurra

De Guzman riporta il sole a Napoli. Le nuvole su Benitez e i suoi vengono spazzate via nell'ultimo minuto di recupero con un sinistro sul quale Perin nulla può fare. Il Genoa, autore di una prova molto gagliarda aveva ristabilito le distanze al 40' con Pinilla dopo il vantaggio siglato da Callejon al 3'. Sfida bellissima che i Grifoni avrebbero potuto far loro decisa dai cambi, decisamente più azzeccati quelli del tecnico ospite. FORMAZIONI – Gasperini riparte dal 3-4-3 con Perin a difesa della porta; Burdisso a guidare la difesa afffiancato da De Maio e Marchese; a centrocampo piazza Edenilson (preferito a Rosi), Rincon, Sturaro e Antonelli; tridente composto da Pinilla supportato da Perotti e Kucka. Benitez opta per il 4-2-3-1 nel quale, oltre a Rafael, prendono posto i difensori Maggio, Albiol, Koulibaly e Zuniga; Inler e Jorginho agiscono dietro Callejon, Hamsik (sempre a segno nelle ultime tre gare d’esordio di campionato) e Insigne con Higuain elemento più avanzato. PRIMO TEMPO – Lo spirito di riscatto partenopeo trova immediata gloria con una rasoiata vincente di Callejon servito dalla destra da Higuain. Non si fa attendere neppure la reazione genoana: corsa, intensità e un Pinilla con l'argento vivo addosso a impegnare severamente Rafael con un paio di colpi di testa prima di trovare l'incornata perfetta che vale l'1-1. In precedenza Insigne confezionava e sprecava un contropiede meritevole di miglior finalizzazione. Nel recupero Perin salva i suoi con una deviazione determinante su diagonale di Mertens. SECONDO TEMPO – Grifoni sempre molto aggressivi a surriscaldare l'area ospite. In mezzo a tanta lotta Higuain prova un assolo finito alto e Zuniga prova inutilmente a superare Perin. Benitez toglie il suo bomber di serata ed Hamsik per inserire Mertens e De Guzman. Gasperini avvicenda l'ottimo Perotti e Kucka con Falque e Ragusa. Quando la fatica toglie un po' di lucidità ai padroni di casa gli ospiti fanno leva sulle loro capacità tecniche per guadagnare terreno in avanti e ribaltare il match. Insigne ha un'altra ripartenza a disposizione ma Perin è strepitoso nel rubargli palla in due tempi. Mertens e Higuain si divorano il vantaggio, non così De Guzman che, sottoporta e una difesa stremata, controlla con un ginocchio e spinge nel sacco il pallone più importante. È il definitivo 1-2. CHIAVE – Scambi in velocità per sfruttare gli spazi per Gasperini, obbligo di ritrovare il senso di "squadra" per Benitez. I 22 gettati nella mischia dai due mister applicano le direttive. Ma sono le scelte che modificano gli assetti in corsa che decidono il destino della sfida. Sono perfette solo quelle quelle giunte dalla panchina napoletana. MOVIOLA – Banti di Livorno dirige con il solito piglio. Lascia dubbi, al 63', un mancato intervento su atterramento di Kucka da ultimo uomo da parte di Maggio. [Articolo per Goal.com del 31 agosto 2014]© RIPRODUZIONE RISERVATA

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martedì 10 giugno 2014

‘Sport in TV’ di Massimo De Luca e Pino Frisoli, il grande viaggio dello sport nella televisione italiana

È trascorso quasi un lustro da quando nel 2010 le edizioni Rai Eri pubblicarono “Sport in TV”, opera redatta a quattro mani da Massimo De Luca e Pino Frisoli. Ma il libro resta tuttora un autorevole punto fermo per chi vuole avere un quadro preciso sulla nascita e l’evoluzione della rappresentazione sportiva nella fagocitante e fagocitata televisione italiana. Il grande viaggio comincia dalle origini della radio, passando per il monopolio Rai, la rivoluzione delle tv private e quella altrettanto epocale del satellite. Sport e media, specialmente nel nostro Paese, sono cresciuti a braccetto. Ciascuno ne è stato da sempre lo specchio dell’altro: a livello sociale, culturale e politico. Insieme hanno forgiato in maniera peculiare l’identità stessa della nazione. Grazie all’accurata ricerca storica di Frisoli (documentatore per RaiSport, consulente editoriale e già autore de “La Tv per Sport”) e all’apporto giornalistico di De Luca (firma di primo piano di “Tutto il calcio minuto per minuto” e “La Domenica Sportiva”, tanto per citare alcuni suoi programmi) il volume abbina ricchezza, precisione e passione nei racconti di aneddoti e curiosità. Non è solo un reference da tenere nella propria libreria. O, almeno, non è soprattutto questo il motivo per cui ne è vivamente consigliabile la lettura. “Sport in TV” è uno scrigno da aprire per capire molte cose del panorama mediatico dello sport in Italia. E’ un lavoro perfetto per scoprire trasmissioni e personaggi, risvegliare ricordi e - cosa tutt’altro che secondaria - per fornire continui spunti di riflessione volgendo lo sguardo anche al futuro. Sta anche in questo la sua costante attualità.

"Sport in tv", di Massimo De Luca e Pino Frisoli, pagine 190, euro 16, Rai Eri.

Per saperne di più:
Recensione pubblicata anche dal sito Calcissimo.com e da Goal.com.

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mercoledì 21 maggio 2014

'Passione Mondiali 1930-2014' di German Aczel, la storia del torneo di calcio più importante attraverso il libro più originale

Tempo di Mondiali di calcio, tempo di libri a tema. LSWR ripropone, in versione aggiornata, un bellissimo volume già edito in occasione del torneo sudafricano. “Passione Mondiali 1930-2014” è il resoconto delle 19 edizioni (e la presentazione della prossima) narrate dalle tavole di German Aczel, uno dei più bravi illustratori del pianeta. Sfogliare le 240 pagine che compongono l'opera significa ripercorrere la pluriraccontata storia del campionato più atteso attraverso una prospettiva contraddistinta dall’inconfondibile tratto che ha fatto la fortuna dell’illustratore nato a Buenos Aires ma da anni residente a Monaco di Baviera. Le caricature, i ritratti, e l’umorismo ispirato dalle iconiche immagini sono accompagnati dai testi di Randall Northam, Christopher Fritz e dello stesso Aczel che, nella versione italiana, sono stati egregiamente tradotti da Marco Aleotti.
Il volume, tra i più originali e migliori dedicati alla storia dei Mondiali di calcio, costa 16.90 euro e lo potete trovare nelle più importanti librerie online e fisiche. Un’anteprima potete trovarla cliccando QUI. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 18 maggio 2014

Genoa-Roma 1-0: Fetfazidis stende la Lupa

La buona esibizione di fine anno di Genoa e Roma viene decisa da un goal di Fetfatzidis nel finale (83'). Ritmi sonnacchiosi alternati a improvvise accelerazioni ne contraddistingono storia e andamento. FORMAZIONI – Nelle rispettive distinte a dominare è il turn-over. L’odierno 3-4-3 gasperiniano (orfano, fra gli altri, degli squalificati Antonelli e Gilardino) prevede l'estremo Perin con De Maio, Portanova e Burdisso in difesa; Vrsaljko, Sturaro, Cabral e Marchese in mezzo; Sculli, Calaiò e Centurion davanti. Anche Garcia lascia a casa moltissimi titolari (tra infortunati ed elementi in vacanza-premio anticipata) e a Genova schiera un 4-3-3 carico di giovanissimi: il portiere Skorupski viene difeso da Jedvaj, Benatia, Castan e Bastos; Florenzi, Nainggolan e Taddei occupano la mediana mentre a Ljajic, Destro e Ricci viene dato il compito più offensivo. PRIMO TEMPO – Avvio da ultimo giorno di scuola e primo acuto solo dopo una ventina di minuti: colpo di testa di Marchese, prodigio del portiere Skorupski. La Roma si scuote esaltando Perin con tentativi di Ljaic e Destro. L'intensità di gioco aumenta e Benatia è puntuale ad anticipare Sculli pronto a battere a rete. Perin è bravo anche a bloccare un tiro improvviso di Taddei. SECONDO TEMPO – Stesso canovaccio anche al ritorno in campo. I capitolini spingono con più costanza, i genoani replicano con tentativi di rimessa e trame ordite con la consueta fatica. L'esordiente Mazzitelli rileva Ricci mentre Fetfatzidis entra per Sculli. Si vedono anche Totti e Dodò, per Ljaic e Destro. A brillare di più sono però le sostituzioni di Gasperini, ultima quella di Konate subentrato a Calaiò. Quando pare che il torpore abbia la meglio Fetfatzidis, servito involontariamente da Nainggolan, ha l'opportunità di involarsi verso Skorupski superandolo con un tocco morbidissimo. È il pesantissimo 1-0. Konate potrebbe raddoppiare subito con una fiondata in diagonale sulla quale il portiere polacco interviene distendendosi sulla sua sinistra. Poi i padroni di casa controllano sino al triplice fischio. CHIAVE – Sfida di fine stagione ravvivata dalla voglia di mettersi in mostra di giovani e seconde linee. MOVIOLA – Buona prova del pistoiese Irrati che giudica in maniera puntuale episodi-chiave del match. Fra questi un contatto in area rossoblu fra De Maio e Ricci su cui non interviene. [Articolo per Goal.com del 18 maggio 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 4 maggio 2014

Genoa-Bologna 0-0: Felsinei volenterosi ma poco concreti, punticino prezioso

Un punto per uno, tra Genoa e Bologna. Prodotto di uno 0-0 a tratti inguardabile finito tra i fischi di genoani spazientiti dell'ennesima prestazione incolore della propria squadra. Gli ospiti, troppo inconcludenti, danno la sensazione di non avere mai la forza necessaria per sfondare una retroguardia dirimpettaia che non brilla per solidità. Kone colpisce una traversa, Bianchi e Paponi sprecano un paio di amnesie di Burdisso & co. FORMAZIONI - Gasperini punta al 3-4-3 con il portiere Perin protetto da una linea difensiva composta da Antonini, Burdisso e Marchese; Vrsaljko, Sturaro, Bertolacci e Antonelli compongono il centrocampo; Fetfatzidis, Gilardino e Sculli si piazzano davanti. L’ex-Ballardini, applauditissimo dai suoi ex-tifosi, si affida al 3-5-1-1 per cercare essenziali punti salvezza. Davanti a Curci schiera Antonsson, Natali e Cherubin; Garics, Khrin, Friberg, Christodoulopoulos e Morleo finiscono in mediana con Konè a supporto di Bianchi. PRIMO TEMPO - Pochi spazi, ancor meno idee. Più che con le abilità avversarie le squadre cominciano facendo i conti con i propri limiti. Sturaro, invece, con la malasorte che lo mette subito ko; gli subentra Cofie. La gara, lenta e incartata su se stessa, lascia briciole di inutili cross dal fondo e imprecise punizioni felsinee. L'unico sussulto capita a ridosso dell'intervallo ma Antonelli, finito quasi per caso a tu per tu con Curci, trova l'opposizione in uscita del portiere. SECONDO TEMPO - Dopo una dozzina di minuti degni della prima frazione, Bianchi potrebbe colpire dopo un egregio controllo in area sprecato oltre la traversa, legno accarezzato poco più tardi da Kone in deviazione aerea. Le carte si mischiano con gli ingressi di Paponi, Christodoulopoulos e Konate per Friberg, Pazienza e Vrsaljko. Gli attacchi genoani, invocati da una gradinata Nord insofferente, sono raffazzonati e abulici. Dall'altra parte gli ospiti cercano il jolly nelle rare volte in cui Bianchi si mette in moto. In una di queste Paponi è liberissimo di battere a rete, ma Perin ci mette i guanti. CHIAVE - L'esigenza genoana di dimostrare di non essere già in vacanza e la disperazione bolognese in perenne lotta salvezza. Ne scaturisce una gara contratta e nervosa che conferma il peggio per entrambe le compagini. MOVIOLA – Guida dirige in maniera sufficiente una partita assai balbettante. [Articolo per Goal.com del 4 maggio 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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sabato 19 aprile 2014

Genoa-Cagliari 1-2: Rimonta sarda capitolo due, si ripete l'andata

La prima vittoria esterna stagionale il Cagliari la conquista su un Genoa sfilacciato e inconcludente al quarto stop consecutivo. Sau (37') e Ibarbo (82') annullano e superano l'immediato vantaggio di De Maio (3'). A quel goal i Grifoni si aggrappano sino a quando gli avversari non decidono di fare sul serio mettendo a nudo tutte le difficoltà di una squadra incapace di restare lucida se non a sprazzi. FORMAZIONI – Gasperini, reduce da tre sconfitte consecutive, punta su un 3-4-3 che, dal portiere Perin, si sviluppa con Burdisso, De Maio (preferito a Portanova) e Marchese arretrati; Motta, Sturaro, Bertolacci e Antonelli in mezzo; Konate, Gilardino e Sculli davanti. Pulga, alla ricerca di punti per l’aritmetica salvezza, preferisce un modulo leggermente più coperto e, nel suo 4-3-1-2 propone l’estremo Avramov protetto da Pisano, Rossettini, Astori e Avelar; Dessena (recuperato in extremis), Conti e Eriksson in mediana; Ibraimi trequartista riconfermato dietro Sau e Ibarbo. PRIMO TEMPO – Neppure tre giri di lancetta e De Maio va già in goal, sinistro ravvicinato, sul sugli sviluppi del primo angolo. Gli ospiti abbozzano reazioni che sbattono sulla smania di un Genoa ancora pericolosissimo con Gilardino disinnescato da un salvataggio sulla linea di Astori. Il consolidamento dell'inerzia viene fatto saltare da Sau. Il bomber decide di far da sé rubando palla a un gruppetto di genoani incapaci gestirla per poi scucchiaiarla alle spalle di Perin. Il pari ha l'effetto di sovvertire lo spirito con cui le squadre giocano l'ultima parte della frazione e il resto della sfida. SECONDO TEMPO – Perico sostituisce Pisano subito ko. Il Genoa fatica a riprendere il filo del discorso smarrito dopo aver subìto il pareggio. È così ancora Sau a spaventarlo con una fiondata a lato. Ma, in generale, è tutto il Cagliari a muoversi più in scioltezza. Cofie rileva Konate per dare più sostanza in mezzo, Fetfatzidis entra per Sculli per cercare di guadagnare qualche metro in più. I sardi, tuttavia, riescono a stare in equilibrio nonostante un'incursione di Gilardino (atterrato in area) e Antonelli che mettono scompiglio nella difesa ospite. La retroguardia di casa resta inguardabile, Sau e Ibarbo lo capiscono meglio di tutti: il primo ruba palla costringendo alla respinta Perin e il secondo trova addirittura il sorpasso e, nel finale, potrebbe fare tris. Allo scadere Gilardino segna in fuorigioco il possibile pareggio. CHIAVE - Pochi calcoli, per scelta e per limiti strutturali di entrambe le squadre, danno vita a un match con pochissime pause. Meglio gli ospiti, bravi a cercare il colpaccio e a tenere il campo con maggior ordine. MOVIOLA – Direzione positiva del barese Celi, puntuale anche nel giudicare situazioni molto delicate come quella che ha determinato il vantaggio genoano. Dubbi su un rigore ai danni di Gilardino non fischiato per concedere il vantaggio. [Articolo per Goal.com del 19 aprile 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 13 aprile 2014

Sampdoria-Inter 0-4: Poker argentino, doppio Icardi oscura lo sfortunato Maxi Lopez

L'Inter ritrova il piacere del successo, dopo quattro turni di digiuno, imponendosi perentoriamente per 4-0 su una Sampdoria in dieci per 70' a causa dell'espulsione di Eder. Decidono una doppietta di Icardi (13' e 63') , un'incornata di Samuel (61'), un diagonale di Palacio (78') e una superlativa prova di Handanovic nel primo tempo che, al 18', respinge anche un rigore di Maxi Lopez. Gara emozionante e tesa sino a quando gli ospiti non prendono il largo. Buona la direzione di Valeri. FORMAZIONI – 4-3-3 per Mihajlovic che, insieme al portiere Da Costa, costruisce il reparto arretrato con De Silvestri, Mustafi, Gastaldello e Regini piazzando in mezzo Soriano, Palombo e Obiang e davanti Eder, Maxi Lopez e Sansone. Mazzarri sceglie il modulo 3-5-2 con Handanovic fra i pali e Ranocchia, Samuel e Rolando a sua diretta protezione; D’Ambrosio, Hernanes, Cambiasso, Kovacic e Nagatomo sulla mediana; Palacio e Icardi in attacco. PRIMO TEMPO – Avvio reso subito incandescente dal vantaggio nerazzurro siglato da Icardi, con la rete (assist di Palacio) e un'esultanza provocatoria sotto la sud, che l'aveva preso di mira a difesa dell'onore di Maxi Lopez per l'affaire rosa che coinvolge Wanda Nara, l'ex fidanzata del doriano. La trama della novela rusticana-calcistica potrebbe ricompensare subito il biondo attaccante di casa: Ranocchia (in giornata non proprio smagliante) stende Gastaldello in area ma il suo tentativo dal dischetto è facile preda di Handanovic. L'atmosfera da rissa costa cara a Eder, doppio giallo nello spazio di un minuto per simulazione e per reciproche spinte con Samuel, anche lui ammonito. Nonostante l'inferiorità numerica i blucerchiati mettono più volte alle corde l'Inter incapace di aggredire con altrettanta veemenza. Handanovic mostra quindi il meglio di sé neutralizzando in maniera strepitosa tentativi insidiosissimi di Maxi Lopez su rasoterra, Sansone su tiro piazzato e Soriano con una botta al volo. SECONDO TEMPO – L'Inter si ripresenta in campo più ordinata. Gli effetti sono immediati e pesanti: gestione senza affanni e due reti a sigillare il match in poco più di un quarto d'ora grazie a un colpo di testa di Samuel e un altro centro dell'ingordo Icardi omaggiato ancora da Palacio, in precedenza fermato da Da Costa. Si mischiano le carte dopo Krsticic per Obiang si vedono anche Okaka e Alvarez per Sansone e Icardi sazio come dopo il pranzo di Natale. Gli equilibri ora sono totalmente a favore dei ragazzi di Mazzarri. La Samp perde compattezza e smalto. Palacio vuol partecipare alla festa e non si fa pregare nel punire con il poker uno svarione difensivo. Ultimo ad arrendersi è Maxi Lopez con un diagonale a lato e qualche sgroppata. CHIAVE – Maxi Lopez vs. Icardi o Samp vs. Inter? Nel corso dei 90 e più minuti le cose sembrano confondersi spesso. Ne giova lo spettacolo e la tensione globale. Merito soprattutto dei doriani che, seppur in dieci per 70', lottano alla pari di avversari in forma precaria salvati da un portiere gigantesco. MOVIOLA – Deve fare gli straordinari, Valeri di Roma. E, grazie al positivo sostegno dei suoi assistenti, sbaglia pochissimo riuscendo a tenere in pugno una partita che, a tratti, dà la sensazione di giocarsi all'interno di un saloon del Far West. [Articolo per Goal.com del 13 aprile 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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lunedì 7 aprile 2014

Genoa-Milan 1-2: Taarabt ed Honda illuminano la notte rossonera

Il Milan ritrova la giusta strada per l'Europa ottimizzando le poche occasioni create. Ci pensano Taarabt (20') e Honda (56') ad impacchettare una vittoria su un Genoa volitivo ma leggero negli ultimi sedici metri, che reagisce soprattutto a metà ripresa trascinato da un goal di Motta (73'). Partita molto nervosa che lascia i Grifoni con più di un rammarico. FORMAZIONI – Il 3-4-3 gasperiniano parte dalla conferma di Perin tra i pali, con Burdisso, De Maio e Marchese sulla linea arretrata; Motta, Sturaro, Bertolacci e Antonelli giostrano in mediana e il trio formato da Fetfatzidis, Sculli e Gilardino (insieme già nove volte a segno contro il Diavolo) si muove davanti. Seedorf opta per il 4-2-3-1 che, oltre ad Abbiati, prevede Bonera, Rami, Mexes ed Constant in difesa; De Jong e il rientrante Montolivo a fare da cerniera, con il trio offensivo Honda-Kakà-Taarabt a diretto supporto di Pazzini. Balotelli, raffreddato, parte dalla panchina. PRIMO TEMPO – Contenimento e ripartenze. I dettami del Gasp per cercare di far male ad un Milan tornato desto non trovano adeguata applicazione. Così, per lunghi tratti, ai rossoneri basta fare il proprio compitino e affidarsi a un assolo in percussione di Taarabt per passare in vantaggio. Solo nell'ultima parte della frazione il Genoa impensierisce Abbiati con una fiondata di Bertolacci e una involontaria deviazione di Mexes a fil di palo, oltre ad un tentativo non irresistibile di Marchese. SECONDO TEMPO - Fetfatzidis saggia subito i pugni dell'estremo difensore avversario con un tiro tanto improvviso quanto centrale. È il segnale di un Grifo più agguerrito ma non meno ingenuo che, dopo un pasticcio di Marchese, consente a Honda, sino a quel momento il peggiore in campo, di involarsi in contropiede e siglare il raddoppio. Centurion rileva Sculli ma è Motta, con un sinistro ravvicinato, a riaprire la sfida. Seedorf toglie Pazzini per inserire Balotelli. Il Genoa ora ci crede e inizia ad assediare l'area ospite sfiorando il pari con Motta, fermato sulla linea da Mexes, Fetfatzidis (bravo Abbiati) e Centurion. Calaiò e Konatè rilevano Fetfatzidis e Antonelli. Dall'altra parte Birsa entra per Taarabt. Non succede altro, vince il Milan. CHIAVE – La superiore qualità milanista, abbinata ad una saggia gestione quando la sfida si va complicando, ha la meglio sulla gran voglia di riscatto genoana, frenata da eccessi di approssimazione e da un paio di errori letali. MOVIOLA – Luci e ombre nella direzione del toscano Banti, non sempre coadiuvato adeguatamente dai propri assistenti. [Articolo per Goal.com del 7 aprile 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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mercoledì 26 marzo 2014

Genoa-Lazio 2-0: Vola il Grifone, a terra l'Aquila

I tre punti che il Genoa agguanta ai danni della Lazio hanno tutto il sapore dell'abnegazione. Gilardino (65') e Fetfatzidis (83') decidono la sfida nella seconda metà di una gara combattuta ma non certo stilisticamente bella. Espulso Ledesma prima del recupero. FORMAZIONI – Gasperini disegna un 3-5-2 che comincia dalla scelta di fare esordire Bizzarri proprio contro il suo ex club; prosegue con De Ceglie affiancato dal rientrante Portanova e da Marchese; Motta, Sturaro, Bertolacci (in regia al posto dell’infortunato Matuzalem), Cofie e Antonelli vanno in in mediana, con Sculli e Gilardino (tornato titolare) attaccanti. Reja ripesca il 3-4-3, modulo vincente nelle sue prime apparizioni. Le numerose assenze, fra cui quelle di Dias e Biglia, richiedono la ricerca di nuovi equilibri. Quindi, davanti al portiere Berisha si sistemano Biava, Novaretti e Radu; Gonzalez, Ledesma, Onazi e Konko presidiano il centrocampo mentre a Candreva, Mauri e Keita spetta il principale compito offensivo. PRIMO TEMPO – Ritmi buoni, occasioni al minimo sindacale. I primi trentacinque minuti producono un pericolo per Berisha su incoronata (respinta) di Motta e un batticuore per Bizzarri su botta ambiziosa di Mauri. Il resto è tutta una serie di improduttive ricerche della combinazione giusta per scardinare l'opposta retroguardia. La manovra laziale appare più efficace. Sul finire del tempo Keita, con tiro sporcato da Motta, obbliga l'estremo di casa a salvarsi di piede. La risposta genoana è uno squillo, centralissimo, di Gilardino. SECONDO TEMPO – Avvio raffazzonato su entrambi i fronti. Gasperini, inserendo Fetfatzidis e Centurion per Cofie e De Ceglie, prova soluzioni alternative. A sbloccare il risultato è Gilardino, servito in velocità dal gladiatorio Sculli. Keita prova a rimediare subito ma è impreciso. Dopo poco viene sostituito da Postiga. Il goleador di serata potrebbe trovare nuova gloria ma il portiere gli sbatte la porta in faccia. Nulla può Berisha sul diagonale di Fetfatzidis che vale il definitivo 2-0. Prima del triplice fischio si ripete il duello fra i due ma stavolta ad avere la meglio è l'estremo difensore. Ledesma riesce anche a beccarsi un rosso per proteste. CHIAVE – Squadre troppo lunghe ed errori troppo frequenti zavorrano due squadre che, nonostante tutto, danno la sensazione di volersi imporre. I Grifoni hanno il merito di provarci con maggior costanza. MOVIOLA – Peruzzo, fra tutti quelli in campo, è sicuramente tra i più precisi e attenti. [Articolo per Goal.com del 26 marzo 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 23 marzo 2014

Sampdoria-Verona 5-0: Manita blucerchiata, veneti in crisi

Una Sampdoria bella, e ridestata dalle strigliate infrasettimanali di Mihajlovic, supera largamente un Hellas Verona sveglio davanti ma totalmente in catalessi dietro. 5-0 il risultato di una partita dai ritmi sincopati che i padroni di casa archiviano già nella prima parte. A segno vanno Sansone (3'), Renan (23'), Soriano autore di una doppietta (38' e 48') e Palombo (58'). La formazione di Mandorlini deve anche fare i conti con un Da Costa particolarmente reattivo. FORMAZIONI – 4-3-3 per entrambe le squadre. Mihajlovic, oltre a confermare Da Costa, schiera una difesa composta da De Silvestri, Mustafi, Gastaldello e Regini; una mediana con Palombo, Renan e Soriano e il tridente formato da Gabbiadini, Sansone e Maxi Lopez. Mandorlini preferisce affidarsi a Rafael tra i pali; Cacciatore, Moras, Maietta e Albertazzi (al posto di Agostini) a sua protezione; Romulo, Donadel e Halfredsson a centrocampo; in avanti Iturbe e Jankovic supportano Toni. PRIMO TEMPO – Subito vantaggio Samp, Sansone è lesto a ribattere un pallone finito sul palo da tiro di Renan. Sfida mai banale anche per merito degli scaligeri, vicini al pari con Toni, Iturbe e Romulo. Blucerchiati bravi a rispondere a tono impegnando Rafael ancora un paio di volte con Sansone, per poi batterlo nuovamente su rasoterra di destro di Renan, servito involontariamente dall'arbitro, e con un appoggio in rete di Soriano su assist di Regini. SECONDO TEMPO – La vendemmia doriana riprende insieme alla partita. Merito dell'ingordo Soriano, che maramaldeggia al limite dei sedici metri per poi segnare in diagonale. Rafael limita i danni su fiondata di Sansone ma cede ancora su una punizione di Palombo che filtra da una barriera tanto nutrita quanto inutile. Per la squadra di Mandorlini, umiliata nel risultato e nel gioco, resta solo la magra consolazione di qualche giocatore, soprattutto Toni e il neo entrato Rabusic, mai domi seppur sempre soccombenti nei duelli con Da Costa. CHIAVE – Tatticismi al minimo ed agonismo al massimo. Un Doria ben equilibrato e combattivo passeggia su un Hellas inguardabile quando non ha la sfera tra i propri piedi. MOVIOLA – Calvarese di Teramo si dimostra bravo e puntuale in ogni frangente della gara. [Articolo per Goal.com del 23 marzo 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 16 marzo 2014

Genoa-Juventus 0-1: Calaiò spreca, Buffon e Pirlo timbrano il successo

Ci sono tutta l'abilità balistica di Pirlo e i riflessi di Buffon (rigore respinto a Calaiò al 71') nella vittoria in extremis (89') di una Juventus più volte messa alle corde da un Genoa indomito. Sfida bella e vibrante che lascia i Grifoni con la netta sensazione di aver gettato al vento l'occasione di farsi un bel regalo in una stagione tutto sommato tranquilla. Campioni d'Italia bravi a reggere gli urti e assolutamente essenziali a trasformare a loro favore i pochi episodi salienti della serata. FORMAZIONI – Squadre disegnate sul terreno di gioco con uno speculare 3-5-2. Gasperini, oltre al portiere Perin, schiera Burdisso, De Maio e Marchese; in mediana Sturaro, Matuzalem e Bertolacci con Motta e Antonelli esterni chiamati anche ad agire in fase di copertura; Sculli e Gilardino davanti. Conte si affida a Buffon e ai difensori Caceres, Bonucci e Chiellini; Lichsteiner, Vidal, Pirlo, Pogba e Asamoah a centrocampo; Lorente e Osvaldo (sostituto di Tevez bloccato da un’infiammazione al tendine rotuleo) in attacco. PRIMO TEMPO – È battaglia tesa, su ogni pallone, senza lesinare energie. La fluidità di manovra ne risente, non così il pathos di continui contrasti modulati per individuare la sequenza giusta a scardinare la porta avversaria. Al riposo però si arriva senza alcun tiro a rete. Quelli di Osvaldo, due, sono goal per fuorigioco segnalati a un irritato e irritante Mazzoleni dal suo assistente Ghiandai. SECONDO TEMPO – Dagli spogliatoi esce un Genoa a tratti indemoniato che spaventa Buffon con una botta ravvicinata di Gilardino (poco dopo sostituito con Calaiò) e poi lo grazia con un diagonale a fil di palo di Motta. La Juventus fatica di fronte all'asfissiante pressing rossoblu. Il neo entrato avrebbe anche l'enorme possibilità di battere un rigore (evidente tocco col braccio di Vidal), ma il portiere della nazionale respinge tuffandosi alla sua sinistra. L'errore ha l'effetto di una secchiata gelata sull'ardore dei padroni di casa e la squadra di Conte ha spazi per riordinare le idee. Nel finale Quagliarella, Isla e Padoin rilevano Osvaldo, Lichtsteiner e Vidal. Sul finire è però il piedino fatato di Pirlo a incidere a fondo la partita con una punizione, infilata sotto l'incrocio destro di Perin. Inutile la reazione genoana. CHIAVE – Cercare di mettere qualche granello nei collaudati ingranaggi bianconeri per poi proporre il meglio delle proprie qualità. Il diktat gasperiniano diventa il leit-motiv di una sfida da spalti finalmente gremiti. MOVIOLA – Mazzoleni, ricordato ancora dai tifosi di casa per un clamoroso rigore concesso a Del Piero per un fallo di Papastathopulos alcuni anni fa, dirige in maniera tutt'altro che tranquilla cercando di mostrare personalità ma finendo per rovinare la sfida con decisioni cervellotiche. Corretto annullare per offside il primo centro di Osvaldo, probabilmente non altrettanto il secondo visto che il finalizzatore pareva in linea sul servizio di Pogba. Non comprensibile anche l'ammonizione risparmiata ad Osvaldo per avere proseguito l'azione a gioco fermo. Dubbi su un contrasto in area ospite tra Lichtsteiner e Bertolacci. Giusta la concessione del rigore al Genoa. [Articolo per Goal.com del 16 marzo 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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lunedì 10 marzo 2014

"Una moglie ideale, ovvero Mrs. Constance Wilde", Fiona Dovo e Lunaria Teatro rendono omaggio a una delle lady più affascinanti e moderne dell’Ottocento

Una valigia che apre e chiude una vita. Peso e, al tempo stesso, punto di appoggio. E’ quella di Constance Mary Lloyd, incantevole moglie di Oscar Wilde. Scrittrice, giornalista, pioniera in amore e negli ideali, madre autoesiliatasi con i figli Cyril e Vyvyan a causa dell’epocale scandalo che trascinò via il buon nome di suo marito e tutto il suo mondo. E’ zeppa di ricordi, quasi tutti invisibili, quella valigia. Troppi di essi sottili e pungenti come spilli. Fiona Dovo si affida a questo bagaglio per portare al teatro Emiliani di Genova una delle esponenti di spicco del tardo Ottocento vittoriano. Nella prima della pièce “Una moglie ideale, ovvero Mrs. Constance Wilde” (battezzata non a caso l'8 marzo) l’attrice, e autrice stessa del testo, stilla buone dosi di audacia, intensità e qualche eccesso di emozione che nel monologo non stride affatto. 

Sul palco, avvolto da un’essenziale scenografia di teli bianchi nella quale spicca un imponente specchio immaginario, le note di colore sono riservate agli abiti e all’unica protagonista della scena. Unica e sola. Proprio come sola, di fronte al proprio mondo interiore, era anche Constance. I quadri che compongono il dramma, diretto da Daniela Ardini, si susseguono senza soste. Dimostrano passione, voglia di lasciare il segno e giochi di stile nei quali la banalità viene tenuta a bada con sapienza. Meno trattenuta è invece l’enfatizzazione di una follia sempre dietro l’angolo che rischia di occultare il tenace temperamento irlandese di Constance, vittima consapevole ma mai arrendevole; donna ancora oggi all’avanguardia seppur condizionata dalla figura di un uomo troppo ingombrante persino per l’intera società del suo tempo. Intensamente innamorata, e subito altrettanto corrisposta, Mrs. Wilde dovrà fare i conti con lo sbiadirsi del suo matrimonio di fronte all’irresistibile passione che il suo sposo nutrirà per lord Alfred Douglas e per l’insaziabile corsa all’estremo. Genialità, successi e ricchezze, quelle della sua famiglia. Tutto finito all’improvviso. Sprofondato nella vertigine di un inferno che - prima di donare l’immortalità fra i posteri - sbatté Oscar dentro un’angusta cella a consumarsi anima e corpo e la sua famiglia nell’incubo di affannose rincorse a nuovi equilibri e a illusioni. Ricerche disperate spesso rimaste tali sino al tragico epilogo avvenuto in un letto dell’ospedale genovese di Pammatone. Era il 7 aprile 1898, la vigilia del venerdì Santo. Il calvario di Constance, sofferente alla schiena dopo una rovinosa caduta, finì lì. Così come finirono le sue lotte combattute anche durante il soggiorno nella Riviera Ligure, a Sori e Bogliasco in particolare. Da qualche mese aveva compiuto quarant’anni. Troverà pace nel cimitero monumentale di Staglieno. 


Nell'opera sono inevitabili e onnipresenti le citazioni wildiane. Così come accaduto nella realtà, dettano loro i tempi. Si insinuano sulla scena e sul personaggio in maniera incalzante, quasi claustrofobica. Iniziano leggere come passi di pantofole nel ricco salone della casa londinese al 34 di Tite Street e finiscono come il sordo rumore degli scarponi spessi e pesanti che il fato ama usare sui suoi martiri. Musiche quasi sempre azzeccate. Assai apprezzabile l’omaggio in grassetto al genio di Aubrey Beardsley, affacciatosi dal fondale attraverso le celeberrime illustrazioni per la “Salomè”, in uno dei momenti migliori di un lavoro non semplicissimo ma che fa onore a Lunaria Teatro e a Fiona Dovo, fondatrice della compagnia del Teatro delle Formiche oltre che attrice e drammaturga con puntate nel cabaret in duo con Laura Formenti.

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domenica 9 marzo 2014

Sampdoria-Livorno 4-2: Mbaye non basta, il Doria si sveglia nella ripresa e recupera due goal

La Sampdoria, con un secondo tempo strepitoso, rimedia al doppio svantaggio inflittole da una doppietta di Mbaye (19' e 27') calando un poker vincente grazie a Krsticic (49'), una sfortunata autorete di Ceccherini (52'), uno spunto di Okaka agevolato da una deviazione di Coda (67') e da Gabbiadini (75'). La sfida ha esaltato la capacità di gestione della gara da parte di Mihajlovic, bravo e fortunato ad apporre i giusti correttivi. Il Livorno, probabilmente rilassatosi troppo nell'intervallo, finisce in ginocchio sotto i colpi degli avversari e della malasorte. Gara piacevole e avvincente. FORMAZIONI – 4-2-3-1 per Mihajlovic che schiera Da Costa fra i pali; De Silvestri, Mustafi, Gastaldello e Regini in difesa; Obiang e Palombo in mezzo con Gabbiadini, Eder e Soriano a supporto del più avanzato Okaka preferito a Maxi Lopez che parte dalla panchina. Di Carlo opta per il 3-5-2: Bardi in porta; Ceccherini, Emerson e Castellini arretrati; Mbaye, Benassi, Biagianti, Greco e Mesbah a rimpolpare il centrocampo; il duo Belfodil-Paulinho in attacco. PRIMO TEMPO – Salvataggio sulla linea di Biagianti su colpo di testa di Eder e traversa di Paulinho. Il biglietto da visita del match è vibrante. Così come la necessità di vittoria dei labronici a cui bastano 28' per mandare due volte a segno, sotto porta, il puntuale quanto indisturbato Mbaye. Prima raccogliendo un tiro di Mesbah deviato sulla traversa, poi appoggiando un assist di Benassi. FFra le due reti Gabbiadini saggia i riflessi di Bardi con una punizione che esalta il repertorio di entrambi. La Samp, quasi sempre penetrabile sulla destra, non manca di essere propositiva ma rischia di capitolare ancora su una deviazione aerea di Ceccherini fuori d'un soffio. SECONDO TEMPO – Gli insufficienti De Silvestri e Obiang restano negli spogliatoi. Al loro posto Fornasier e Krsticic. La mossa è subito fondamentale perché è proprio il secondo ad accorciare il risultato avventandosi su una respinta del portiere su Soriano. E poco dopo la pressione costa cara a Ceccherini che fa autogoal riportando l'equilibrio. Il sorpasso è merito di Okaka con un bolide da lontano che, deviato da Coda (sostituto di un Ceccherini stordito dalla leggerezza precedente), spiazza il portiere. La Samp è ora padrona del campo. Per provare a modificare l'inerzia Di Carlo fa entrare Emeghara E Piccini per Belfodil E Castellini. Ma i blucerchiati arrotondano la propria superiorità con Gabbiadini che, dopo aver sfiorato la marcatura in una occasione precedente, la materializza freddando Bardi, ultimo baluardo. È il definitivo 4-2. CHIAVE – La Samp regala un tempo agli avversari per poi proporre il meglio di sè in una ripresa pressoché perfetta. La qualità dei singoli ha fatto ancora una volta la differenza. MOVIOLA – Giacomelli arbitra in maniera diligente una gara corretta e con pochissimi momenti di tensione. [Articolo per Goal.com del 9 marzo 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 2 marzo 2014

Genoa-Catania 2-0: Antonelli goleador, è sprofondo etneo

Ancora una vittoria casalinga per il Genoa. Stavolta a farne le spese è un Catania che, pur giocando in dieci dal 40' per l'espulsione di Bellusci, lotta con ammirevole generosità senza però riuscire a mettere una pezza al vantaggio genoano siglato quasi subito da Antonelli (14'). Il raddoppio porta invece la firma del giovane Sturaro (85'). Gara piacevole e sempre viva che ha ribadito il buon momento dei ragazzi di Gasperini e confermato il tabù esterno degli ospiti che. lontano dal Cibali, hanno ottenuto la miseria di due soli punti. FORMAZIONI – Solito 3-4-3 gasperiniano con Perin supportato nelle retrovie da Burdisso, Portanova e Antonini; Motta, Sturaro, Bertolacci e Antonelli in mezzo; Konate e Sculli a spalleggiare Gilardino. Maran disegna un 3-5-1-1 con Andujar tra i pali e linea difensiva composta da Bellusci, Sculli e Rolin; centrocampo affidato a Peruzzi, Izco, Lodi, Rinaudo e Biraghi; Plasil e Keko in avanti. PRIMO TEMPO – Dopo un paio di spunti a salve di Keko, il Genoa prende le misure agli etnei e passa prima dello scoccare del quarto d'ora con Antonelli, che chiude una mischia innescata da un cross dalla sinistra di Sculli. Konate sfiora poi il raddoppio battendo plasticamente da venti metri. Ma il Catania è tutt'altro che arrendevole e, per lunghi tratti, costringe i padroni di casa a ripiegare nella loro metà campo. Bellusci, già ammonito, atterra Motta lasciando in dieci la sua squadra. A ridosso dell'intervallo Gilardino, con una spaccata da pochi metri, arriva in ritardo all'appuntamento col goal. SECONDO TEMPO – Fetfatzidis rileva Bertolacci in avvio. Le sfuriate ospiti, condotte soprattutto dal combattente Izco e dal fischiatissimo ex Lodi, vengono disordinatamente controllate dai Grifoni che puntano anche su Cabral, sostituto di Sculli. Maran getta nella mischia Fedato e Monzon per Plasil e Lodi. È però Andujar a dover mettere le ali per deviare con la punta della mano destra una punizione ad effetto di Fetfatzidis. Keko, esausto, cede il campo a Leto. Gilardino, in contropiede, avrebbe a disposizione il più ghiotto dei match-point ma angola troppo sull'uscita del portiere. Ad ogni modo il Genoa le occasioni non smette di crearsele e, dopo un'altra chance divorata da Konate, Sturaro non pecca di precisione piazzando un diagonale che vale il 2-0 che fa calare così il sipario. CHIAVE – Sfida giocata sempre a viso aperto, nella quale il Genoa, agevolato dalla tranquillità di classifica e dall'uomo in più per circa un'ora, gestisce con sapienza. MOVIOLA – Sufficiente la direzione di Irrati. Non fa una piega il doppio giallo mostrato al nervoso Bellusci. [Articolo per Goal.com del 2 marzo 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 23 febbraio 2014

Sampdoria-Milan 0-2: La rincorsa rossonera all'Europa continua

Secondo successo consecutivo per il Milan, secondo stop di seguito per la Sampdoria. A decidere il match sono una rete dell'ottimo Taarabt (12') e di Rami (58'), agevolati da un incerto Da Costa. La partita, che non ha mai avuto cali di ritmo, è stata giocata meglio dai rossoneri, bravi anche ad approfittare dell'aumento di tensione schizzato a mille durante la ripresa. Blucerchiati volenterosi ma poco efficaci. Espulso Maxi Lopez al 73'. FORMAZIONI – E’ il 4-2-3-1 il metodo scelto da entrambi i tecnici, costretti a rinunciare a elementi importanti, per sfidarsi sul terreno del Ferraris. Mihajlovic (senza gli squalificati Gastaldello e De Silvestri), oltre a Da Costa propone una linea difensiva composta da Fornasier, Mustafi, Regini e il rientrante Costa; Palombo e Obiang agiscono alle spalle del trio Gabbiadini, Krsticic e Wszolek con Eder Prima Punta. Maxi Lopez riparte dalla panchina. Seedorf (con Balotelli, Robinho, De Sciglio, Silvestre, Zapata, Birsa e Abbiati ko) se la gioca con Amelia tra i pali; Abate, Zaccardo, Rami e Constant a sua diretta protezione; Muntari e Montolivo più avanzati; Honda, Saponara e Taarabt in avanti a supporto dell’ex-Pazzini. PRIMO TEMPO – La Samp comincia facendo prove di aggressività. Il Milan replica di forza. Prima Pazzini prova un pallonetto disinnescato da Palombo. Poi Taarabt sfonda approfittando di un regalo di Da Costa che gli respinge addosso un precedente colpo di testa tutt'altro che irresistibile. La gara è intensa ma per Amelia i rischi rientrano nell'ordinaria amministrazione. Saponara, destro al volo, spreca il raddoppio mandando alto da posizione favorevolissima. SECONDO TEMPO – L'ingresso immediato di Soriano per Wszolek non produce gli effetti sperati da Mihajlovic che allora decide di gettare nella mischia Maxi Lopez al posto di un confusionario Obiang. Seedorf risponde con Poli al posto di Saponara. Il Milan è sempre presente e trova un altro goal quando Da Costa, contrastato da Pazzini, tocca ancora in maniera approssimativa un cross d'angolo dalla destra e Rami può realizzare comodamente. Muntari, particolarmente nervoso, viene sostituito da Essien. La Samp protesta per un'uscita in area di Amelia che allontana la sfera colpendo anche Eder. La tensione costa carissima a Maxi Lopez che si fa espellere per doppia ammonizione a causa di proteste veementi. La Samp attacca con poca convinzione e Amelia viene chiamato in causa solo da un paio di guizzi di Eder. CHIAVE – Pesi specifici diversi, nonostante le maggiori defezioni a proprio sfavore, consentono ai rossoneri di tenere il campo senza grossi affanni. Il Doria non manca di impegno ma paga enormemente le disattenzioni di Da Costa. MOVIOLA – Parte all'insegna della tanta attenzione la direzione di Doveri che però, nella ripresa, contribuisce ad aumentare la tensione con decisioni cervellotiche. Dubbi su un'uscita spericolata di Amelia su Eder nei sedici metri. [Articolo per Goal.com del 23 febbraio 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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domenica 9 febbraio 2014

Sampdoria-Cagliari 1-0: Zuccata di Gastaldello, scalata blucerchiata

Prosegue il momento d’oro della Samp che riesce a sbarazzarsi di misura anche del Cagliari. A definire i contorni della vittoria pensa Gastaldello (11’) con una rete alla quale tutti i blucerchiati si aggrappano sino al triplice fischio. Il Cagliari va a sprazzi, regala la prima frazione e raramente impensierisce gli avversarsi molto ben disposti in campo da Mihajlovic. Annullato ingiustamente a Sau il possibile goal del pari. FORMAZIONI – Senza Maxi Lopez infortunato e a Mustafi squalificato, nel suo 4-2-3-1 Mihajlovic conferma la propria fiducia a Da Costa proteggendolo con De Silvestri, Fornasier, Gastaldello e Regini; Palombo e Krsticic mediani con Gabbiadini, Eder e Soriano alle spalle del debuttante Okaka. Dall’altra parte Lopez, con la rosa falcidiata da assenze dovute a infortuni e squalifiche, propende per un 4-3-1-2 con gli uomini contati: Avramov in porta; Perico, Rossettini, Astori e Murru nella linea difensiva; Ekdal, Conti e Vecino in mezzo; Cabrera è il trequartista mentre Sau e Nenè sono gli elementi più offensivi. PRIMO TEMPO – Blucerchiati subito avanti con Gastaldello che, servito da Regini, supera di testa Avramov sul secondo palo. Il Cagliari fatica a replicare in maniera adeguata. E la possibile rete del pari, siglata da Sau su punizione di Conti, viene annullata ingiustamente per fuorigioco. L’inerzia della gara resta a favore dei padroni di casa che controllano senza grossi problemi e sfiorano il raddoppio con Gabbiadini che trova l’istinto del portiere. SECONDO TEMPO – L’intervallo restituisce un Cagliari molto più determinato. La veemenza sarda sorprende i doriani che vanno troppo sotto pressione. Sau reclama invano un rigore per un tocco di avambraccio da parte di Fornasier. Poi lo stesso attaccante non riesce a battere Da Costa dopo aver addomesticato un pallone in area. La gara aumenta d’intensità ma il muro dei padroni di casa regge sino alla fine anche di fronte alle spallate ospiti. CHIAVE – L’onda lunga del successo nel derby aiuta la Sampdoria a sfoggiare il meglio di se stessa, anche quando si tratta di stringere i denti e serrare i ranghi. La personalità doriana diventa letale nei confronti di un Cagliari rattoppato e discontinuo che si desta solamente nella ripresa. MOVIOLA – Il pugliese Roca, alla seconda direzione nella massima serie, si affida troppo ai suggerimenti degli assistenti e spesso mostra insicurezza. Gli errori più evidenti sono l’annullamento per offside del possibile pareggio di Sau e, nella ripresa, un tocco col braccio nella propria area da parte di Fornasier. Inspiegabile, nel finale, il mancato giallo (ma forse poteva starci anche il rosso) a Conti per un fallaccio su De Silvestri. [Articolo per Goal.com del 9 febbraio 2014] © RIPRODUZIONE RISERVATA

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lunedì 3 febbraio 2014

Genoa-Sampdoria 0-1 : Il derby della Lanterna porta la firma di Maxi Lopez

La Samp fa suo il derby con un goal di Maxi Lopez (24') e una prestazione arcigna e diligente. Il Genoa, volenteroso ma troppo confusionario, cede le armi senza mai spaventare troppo Da Costa e compagni. Le due squadre hanno dato vita ad un partita emozionante fino all'ultimo secondo.FORMAZIONI: Nel suo 3-4-3 Gasperini, davanti a Perin, schiera De Maio, Burdisso e Marchese; Antonini, Matuzalem, Bertolacci e Antonelli in mezzo; Konate (vincitore del ballottaggio con Fetfatzidis) e De Ceglie ai lati di Gilardino punta avanzata. Mihajlovic si affida al 4-2-3-1 con il portiere Da Costa protetto da De Silvestri, Mustafi, Gastaldello e Regini; Palombo e Krsticic (preferito a Obiang) fanno da cerniera con Gabbiadini, Eder e Soriano a supporto del neo-rientrato Maxi Lopez. PRIMO TEMPO: La ruvidezza di un derby scorbutico e avaro di occasioni si trasforma in gioia doriana al 24' quando Maxi Lopez taglia la difesa rossoblu scambiando con Eder per freddare Perin in diagonale. Il portiere è poi reattivo su un'insidiosa punizione di Gabbiadini. È confusa la reazione genoana che produce solo una girata di testa centrale di Gilardino e una botta da lontano di Bertolacci alzata in angolo da Da Costa. SECONDO TEMPO: Fetfatzidis rileva De Maio facendo arretrare gli elementi di destra Antonini e De Ceglie. Resta però macchinosa la manovra genoana che produce solo tiro a fil di palo di Bertolacci e una innocua punizione di Matuzalem. Konate esce per Sculli. La mancanza di lucidità degli avversari esalta l'abnegazione difensiva dei ragazzi di Mihajlovic (che getta nella mischia Obiang e Sestu per Soriano ed Eder) bravi anche a ripartire. E Perin deve mettere i pugni per respingere un guizzo di Maxi Lopez. Gasperini si sbilancia mettendo Calaiò per Marchese. La mossa crea solo un paio di mischie sotto porta. CHIAVE: Meglio disposta in campo, la Samp ha buon gioco su un Genoa che spesso si incarta su se stesso. MOVIOLA: Sogno realizzato per Valeri di Roma 2 che da sempre desiderava poter arbitrare la stracittadina della Lanterna. Non perde l'occasione di dirigere al meglio. Giusto annullare per offside il possibile pari di Konate. Parsimonioso e corretto l'uso dei cartellini. [Articolo per Goal.com del 3 febbraio 2014] © RIPRODUZIONE RISERV

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lunedì 27 gennaio 2014

‘Depeche Mode: Monument’, il libro che ogni fan dei DM (e non solo) dovrebbe avere

‘Depeche Mode: Monument’ è il libro che ogni appassionato del gruppo electropop più famoso al mondo dovrebbe possedere. Un reference la cui gestazione è durata un lustro ed il cui elemento portante è rappresentato da circa 3000 immagini, moltissime delle quali inedite. La monografia, ben assortita e altrettanto superbamente presentata, è stata realizzata da Dennis Burmeister in collaborazione con Sascha Lange. Il primo, graphic designer e promoter, è probabilmente il più importante collezionista al mondo di oggetti riguardanti i DM (pare che ne possegga oltre 10000!) al punto da allestire una mostra itinerante proposta con successo a Zagabria, Budapest, Bratislava e Berlino; il secondo è un autore e studioso della cultura giovanile. Nelle 424 pagine delle curatissime versioni tedesca e inglese (ad oggi non si sa se ne verrà pubblicata una in italiano), edite in grande formato dalla berlinese Blumenbar, sono riunite una miriade di informazioni, interviste, aneddoti, dettagli discografici, rarità, promo e memorabilia di ogni genere. Vi sono pezzi introvabili da far strabuzzare gli occhi e desiderare una bacchetta magica per poterli avere nelle proprie mani! Anche i fan, e l’evoluzione del loro culto per questa band, hanno una sezione dedicata tutt’altro che esigua. Il volume si chiude con l'elenco di tutti i concerti tenuti da Gahan & co.: dal debutto nella scuola St. Nicholas di Basildon il 31 maggio 1980, alla data conclusiva del Delta Machine Tour prevista nello stadio Olimpico di Mosca il prossimo 7 marzo.
Sebbene sia il sogno cartaceo di ogni Devoto che si ritenga tale, l’opera possiede anche tutte le peculiarità per essere un compendio utile a chiunque si interessi di musica e di cultura pop. Seguendo la strada percorsa dai DM si attraversa anche l’evoluzione del marketing musicale, della grafica, dello stile e delle mode. Si può scoprire come un’idea, sorretta da indubbie capacità e tantissimo coraggio, possa produrre un fenomeno planetario che, superando tre decadi, ha venduto 100 milioni di dischi resistendo a traversie personali così come a rivoluzioni politiche, sociali e tecnologiche di un mondo diventato globale e a portata di click. Il libro, di cui esiste anche QUESTA pagina Facebook, è disponibile anche in versione digitale. Per averne una succulenta anticipazione basta cliccare QUI. Potete acquistarlo nei più noti bookstores della rete o richiederlo direttamente alle edizioni Blumenbar cliccando QUI per la versione inglese e QUI per quella tedesca.  
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