Carina questa storiella zen tratta dall’’Udana’, una collezione di ottanta detti solenni del Buddha: “In un tempo molto antico un re riunì alcuni ciechi e propose loro di toccare un elefante per constatare come fosse fatto. Alcuni afferrarono la proboscide e dissero: "Abbiamo capito: l'elefante è simile a un timone ricurvo". Altri tastarono gli orecchi e dichiararono: "È simile a un grosso ventaglio". Quelli che avevano toccato una zanna dissero: "Assomiglia a un pestello". Quelli che avevano accarezzato la testa dissero: "Assomiglia a un piccolo monte". Quelli che avevano tastato il fianco dichiararono: "È simile a un muro". Quelli che avevano toccato una gamba dissero: "È simile a un albero". Quelli che avevano preso la coda dissero: "Assomiglia a una corda". Ognuno era convinto della propria opinione. E, a poco a poco, la loro discussione divenne una rissa. Il re si mise a ridere e commentò: "Questi ciechi discutono e altercano. Il corpo dell'elefante è naturalmente unico, e sono solo le differenti percezioni che hanno provocato le loro diverse valutazioni e i loro errori"”.
Cos’è la realtà? Per certo nulla di vero. Solo un affresco soggettivo nel quale ciascuno vede quel che vuole. Come i ciechi del racconto, gli uomini possono interpretarla solo rapportandosi con una piccola frazione della sua totalità. E, comunque, ogni interpretazione è condizionata da mille altre sfaccettature anch’esse assolutamente soggettive e nel cui ambito i cinque sensi hanno un ruolo parziale. Basti considerare a quanto sia condizionante un ricordo o una sensazione (magari solo latenti) nell’attimo stesso in cui percepiamo le cose. Tutto appare, quindi. Nulla è autenticamente quel che sembra. Della vita, se è vero che l’amore ne è il segreto, la bellezza è proprio questa. E’ la molla che ci consente di poterla assaporare da più angolazioni per poi scoprire, ogni volta, qualcosa di diverso e di nuovo. E’ il gioco delle sensazioni. Ed è il gioco che preferisco. Se non altro perché, quando lo si impara, si può saltare la parte più noiosa: quella del supporre.
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giovedì 31 luglio 2008
Lo Zen, l’essere, l’apparire e il supporre
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1 commento:
ciao! grazie mille per la visita al mio blog e per gli auguri!! un saluto da Moka, spero di vederti di nuovo nel mio mondo felino, ciao!!!
http://www.animafelina.com
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