Parole sante...

Vivere è la cosa più rara al mondo.
La maggior parte della gente esiste, e nulla più. (Oscar Wilde)
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Isabel Emrich ~ ‘Underwater Paintings’

giovedì 24 marzo 2022

"Lady Constance Lloyd" di Laura Guglielmi, il romanzo biografico che riporta sotto i riflettori la moglie di Oscar Wilde

Constance Mary Lloyd torna in Italia. Lo fa riportando la sua storia e i suoi passi nelle pagine del primo romanzo biografico che l’abbia mai vista protagonista dopo fugaci apparizioni in analoghi lavori come “I Give You Oscar Wilde” di Desmond Hall del 1965 o nella fortunata serie degli “Oscar Wilde Murder Mysteries” di Gyles Brandreth. 

La scelta ed il merito sono di Laura Guglielmi che in "Lady Constance Lloyd - L'importanza di chiamarsi Wilde" - edito da Morellini nella collana “Femminile Singolare” diretta da Sara Rattaro - dosa sapientemente curiosità, ricerca giornalistica ed abilità narrativa evidenziando forte empatia con una delle figure femminili più sottovalutate di fine Ottocento ma non per questo, anche simbolicamente, meno importanti. 

"Constance: The Tragic and Scandalous Life of Mrs. Oscar Wilde” di Franny Moyle è stata la principale fonte da cui attingere per la stesura, tuttavia un apporto considerevole è stato fornito anche da lavori come "Mrs. Oscar Wilde: A Woman of Some Importance” di Anne Clark Amor, "Son of Oscar Wilde” di Vyvyan Holland, la monumentale biografia Wildiana che a Richard Ellmann valse il Premio Pulitzer 1989 e l’essenziale raccolta "The Complete Letters of Oscar Wilde” nell’edizione di Rupert Hart-Davis arricchita dalla più recente revisione di Merlin Holland. 

Nei tre atti che compongono il romanzo (“Memorie di una ragazza irlandese (1850-1880)”, “La forza delle cose (1881-1894)” e “Che cosa c’è dopo? (1894-1897)”) e nell’epilogo Laura Guglielmi presenta una Constance dalla forte personalità. Spiccano il suo temperamento irlandese ed il grande coraggio ma anche le umane debolezze e la fragilità. Ne scaturisce il ritratto di una ragazza colta e sognatrice che ha fortemente seguito le proprie ambizioni cercando di diventare la donna e la madre che avrebbe sempre voluto essere. Capace di lottare per ideali ed obiettivi apparentemente utopistici e di guardare oltre le contingenze e la propria epoca. Viene raccontata la sua abilità nel restare in equilibrio nonostante un’infanzia difficile e l’epocale scandalo che travolse il marito devastandole l’intero mondo. Visse nella consapevolezza che se la società - per convenienza o ignoranza - può essere avvezza ad assegnare alle persone ruoli secondari o di comparsa, la vita, ben più sfacciata, concede solo quello da protagonista. Che lo si accetti o meno. 

"Lady Constance Lloyd - L'importanza di chiamarsi Wilde" è un romanzo che scorre rapido e si legge piacevolmente. La trama si regge sulle principali vicende biografiche tramandate da cronache e studiosi ma, come è lecito attendersi, ci si imbatte in situazioni nelle quali i contributi fantasiosi dell’autrice emergono più marcatamente. È lei stessa, nelle note del libro, a sottolineare che gli episodi immaginari inseriti sono stati ispirati da fatti realmente accaduti. D’altronde lo scopo artistico delle biofiction non è rappresentare fedelmente la realtà storica, i cui dettagli spesso sfuggono, ma raccontarla anche attraverso trasformazioni. Suggestive sono le attente descrizioni dei paesi e dei luoghi della riviera ligure in particolare Nervi, Bogliasco, Sori e Sanremo. 

È curioso constatare come, grazie a quest’opera, Constance rinasca letterariamente proprio nella regione dove trascorse l’ultima fase della sua esistenza dopo la fuga dal Regno Unito e dall’ipocrisia Vittoriana. Fu infine a Genova che si sottopose al fatale intervento chirurgico eseguito dal dottor Luigi Maria Bossi ed è in uno dei viali del cimitero monumentale di Staglieno che venne sepolta nell’aprile del 1898. Trascorsero 65 anni prima che i discendenti del fratello Otho decisero di aggiungere l’iscrizione “Wife of Oscar Wilde” sulla base della croce di marmo bianco intarsiata d’edera svelando, così, una parte essenziale della sua identità: scelta che riaccese la luce su di lei nell’epoca in cui anche Wilde diveniva oggetto di rivalutazione, non solo artistica. Quel loro gesto cancellava in un sol colpo i residui timori scandalistici e donava a Constance una meritata immortalità. Se sino ad allora la sua tomba era meta di amici stranieri e dei pochi che ne conoscevano la storia, oggi è fra le più visitate di quel cimitero ricco di statue ed opere d’arte paragonabile al parigino Père-Lachaise, ultima dimora del suo Oscar. 

Interessante appendice di "Lady Constance Lloyd - L'importanza di chiamarsi Wilde" è l’extended book online contenente curiosità, contributi fotografici, video e persino una playlist dedicata. Il link è: www.morellinieditore.it/scheda-libro/laura-guglielmi/lady-constance-lloyd-9788862988629-579496.html Per chi volesse approfondire ulteriormente la genesi del libro è anche disponibile un video trailer: www.youtube.com/watch?v=nH55ahbYutg&feature=emb_imp_woyt

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domenica 14 febbraio 2021

“She Seduced Me: A Love Affair with Rome”, scoprire la città eterna con Mark Tedesco

“Love… Love… Love!!!”, l’intro della beatlesiana “All You Need is Love” potrebbe essere perfetto per accompagnare l’incipit di “She Seduced Me: A Love Affair with Rome”, il libro che il californiano Mark Tedesco dedica al suo grande amore: Roma. Nella Città Eterna e nel Vaticano ha vissuto otto anni intensi ed un percorso, anche spirituale, di assoluto rilievo. Un rapporto di amor sacro e amor profano da condividere, in ogni senso.

Meravigliosa ed enigmatica come la canzone dei Fab Four, Roma vanta un fascino irresistibile a cui Mark Tedesco ha piacevolmente evitato di sottrarsi. Questa sua quarta opera è la genesi di un colpo di fulmine e di una seduzione continua. Da leggere tutto d’un fiato (trasgredendo le "istruzioni" dell'autore) e da tornarci sicuri di fare sempre nuove scoperte, sia per chi questa infinita città l’ha conosciuta sia per chi non ne ha ancora avuto il privilegio.

Tripfiction? Guida Turistica? Autobiografia? “She Seduced Me: A Love Affair with Rome” è un po’ tutto questo. Un’opera scritta da molteplici prospettive, dosando sapientemente ciascuna peculiarità. Perché, come scrive lo stesso Tedesco, la bellissima complessità della Capitale è creata dalle “storie, monumenti, santi, peccati e personaggi bizzarri che la compongono”. Ed effettivamente, nei suoi tremila anni di storia, la passionale Roma non si è mai fatta mancare nulla divenendo, essa stessa, sinonimo di vita all’ennesima potenza.

Tracciando il percorso di questa particolare infatuazione, il volume edito da Dixi Books racconta porzioni di storia epica e di storie quotidiane. Raccoglie conversazioni e ricordi che immergono nelle tipiche atmosfere romane. E, via via che le pagine si riempiono di fotogrammi e suggestioni, il lettore si fa spettatore ed attore. È una guida al saper guardare ed annusare l’autentico spirito romano trovando il piacere di perdersi fra strade, piazze, vicoli secolari ed arte disseminata ovunque. Perché nessuna pietra di Roma è davvero “solo” una pietra. E perché, in fondo, smarrirsi per poi ritrovarsi migliori di prima è anche il modo migliore per crescere. 

 “She Seduced Me: A Love Affair with Rome” di Mark Tedesco (https://www.marktedesco.com) è acquistabile in molte librerie. La pagina di riferimento dedicatagli da Dixi Books Publishing è https://dixibooks.com/categories/literature/she-seduced-me/ mentre quella di Mark Tedesco su Amazon è https://www.amazon.com/Mark-Tedesco/e/B00A504PO2. - © RIPRODUZIONE RISERVATA

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martedì 20 ottobre 2020

“Life Book”, il nuovo album di Giuseppina Torre

Evocativo e dolce. A tratti concitato e graffiante. Life Book, l’album della compositrice e pianista Giuseppina Torre pubblicato da Decca Records nel 2019 e distribuito da Universal Music Italia, è l’esaltazione della voglia di rinascere attraverso la musica e la forza della sua bellezza. Un cammino interiore scandito da dieci brani inediti che - non casualmente inseriti nell’ordine cronologico della loro composizione - celebrano la risalita dall’abisso di chi come lei ha vissuto la sofferenza della violenza familiare.  

Dopo la raccolta d’esordio Il Silenzio delle Stelle (2015), seguita dalla colonna sonora del docufilm Papa Francesco - La mia Idea di Arte (2018), la musicista siciliana continua a fare danzare le proprie dita sulla tastiera dipingendo un quadro la cui fisionomia finale lascia ad occhi spalancati. Life Book, sapientemente prodotto da Davide Ferrario, è descrizione con pause e cambi di passo sorprendenti, talvolta spiazzanti. Buio e lampi di luce. Cicatrici da scordare e desideri di arcobaleni nei quali perdersi. 

Rosa tra le Rose (dedicata alla madre) accoglie fra le sue braccia richiamando classici e persino la celtica Enya. Le danze e i salti che ne seguono avvolgono e scaldano il cuore per poi liberarlo nella straordinaria malinconica leggerezza della conclusiva Never Look Back. Fra loro brilla Gocce di Veleno il cui pesante incedere inziale si trasforma in corsa sino alla realizzazione del desiderio di adagiarsi e sognare a pieni polmoni. Il brano, ispirato dall’omonimo libro di Valeria Benatti dedicato al tema degli amori malati e pericolosi, è forse il manifesto dell'intera l’opera scelta anche per accompagnare il documentario Testimone – Liliana Segre Contro l’Indifferenza curato da Roberto Olla per Speciale TG5. 

All'estero il talento puro della pianista di Vittoria era già stato ampiamente riconosciuto. Soprattutto negli Stati Uniti dove ha vinto due Los Angeles Music Awards 2012 (International Artist of the Year e International Solo Performer of the Year), l'Akademia Music Awards 2017 (Ambiental/Instrumental), gli Annual International Music and Entertainment Awards 2018 (Classical Artist of the Year e Classical Album of the Year) e l’Akademia Executive Award 2019 (Ambient/Instrumental).  

In questo lavoro Giuseppina Torre conduce l'ascoltatore lungo il suo viaggio offrendogli la possibilità di scoprirne tutte le sfumature. Ci riesce con la consueta maestria tecnica, vigore ed estrema sensibilità.

Life Book è disponibile in tutti i negozi, in digital download e sulle piattaforme streaming (https://umi.lnk.to/LifeBook_G_TorreWe). 

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venerdì 28 febbraio 2020

Noam Chomsky: 10 strategie di controllo sociale da parte dei media

Avram Noam Chomsky, professore emerito al Massachusetts Institute of Technology, è un linguista, filosofo, teorico della comunicazione e anarchico statunitense. Ha elaborato una lista delle 10 regole del controllo sociale, ovvero, strategie utilizzate per la manipolazione del pubblico attraverso i mass media.

1 – LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE.
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).


2 – CREARE IL PROBLEMA E POI OFFRIRE LA SOLUZIONE.
Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – LA STRATEGIA DELLA GRADUALITÀ.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – LA STRATEGIA DEL DIFFERIRE.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – RIVOLGERSI ALLA GENTE COME A DEI BAMBINI.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 – USARE L’ASPETTO EMOZIONALE MOLTO PIÙ DELLA RIFLESSIONE.
Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti…

7 – MANTENERE LA GENTE NELL’IGNORANZA E NELLA MEDIOCRITÀ.
Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 – STIMOLARE IL PUBBLICO AD ESSERE FAVOREVOLE ALLA MEDIOCRITÀ.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti


9 – RAFFORZARE IL SENSO DI COLPA.
Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di repressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – CONOSCERE LA GENTE MEGLIO DI QUANTO ESSA SI CONOSCA.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su se stessa.


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venerdì 14 febbraio 2020

Scarlet Lady, la nuova nave da sogno della Virgin Voyages

“Scarlet Lady”, la prima delle quattro navi da crociera commissionate a Fincantieri da Virgin Voyages, è stata consegnata oggi all’armatore. 

Con una stazza lorda di circa 110.000 tonnellate, la nave del gruppo di Richard Branson è lunga 278 metri, larga 38 e sarà riservata al solo pubblico adulto. La sua gemella, Valiant Lady, attualmente in costruzione nello stesso cantiere, verrà consegnata nel 2021, mentre la terza e la quarta prenderanno il mare rispettivamente nel 2022 e 2023. Saranno tutte dotate di oltre 1.400 cabine in grado di ospitare a bordo più di 2.770 passeggeri assistiti da un equipaggio di 1.160 persone. È una delle dieci unità più grandi che saranno consegnate nel corso del 2020.

Scarlet Lady si caratterizza per il design originale e per la particolare attenzione al recupero energetico, grazie all’utilizzo di tecnologie alternative e all’avanguardia nel settore capaci di ridurre l’impatto ambientale complessivo. È infatti dotata di un sistema di produzione di energia elettrica da circa 1 MW che utilizza il calore di scarto dei motori diesel. La nave è interamente allestita con luci led per la riduzione del consumo energetico, mentre il design idrodinamico dello scafo assicurerà performance eccellenti, con un conseguente risparmio di carburante. Le prime tappe della Scarlet Lady saranno nei mari dei Caraibi con una serie di circuiti tra le isole più meridionali per poi spostarsi verso la Florida. A luglio tornerà in Europa e nel Mediterraneo. 

Alla cerimonia di presentazione nei cantieri di Sestri Ponente è intervenuto il sindaco Marco Bucci: «Fincantieri è da decenni un'eccellenza dell’Italia e un autentico orgoglio per Genova. Siamo contenti che questa nave sia stata costruita proprio qui e che altre ne siano in preparazione. Stiamo lavorando al nuovo superbacino, un'opera che consentirà di costruire navi sempre più grandi e che per la nostra città rappresenta un importante investimento anche sotto il profilo dei posti di lavoro, dello sviluppo della tecnologia, dell’hi-tech, dell’industria 4.0 e della blue economy. Il tutto è collegato alla nostra visione strategica della città che deve fortemente continuare a svilupparsi in questi settori». - © RIPRODUZIONE RISERVATA

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martedì 10 dicembre 2019

“Il Fulgore di Dony”, il film di Pupi Avati simbolo di inclusione

“Il Fulgore di Dony”, opera più recente del regista Pupi Avati, è stata ufficialmente adottata dalla città di Genova nell'ambito della Giornata Internazionale della Disabilità che si celebra ogni 3 dicembre. 

Il film, prodotto nel 2018 e trasmesso recentemente da Rai Uno, racconta una vicenda tutt’altro che banale legata alla disabilità. Donata, adolescente liceale che tutti chiamano Dony, si invaghisce a prima vista di Marco, un coetaneo incontrato per caso. Tuttavia, quando lo incontra nuovamente, il ragazzo ha subito un incidente che ne ha compromesso le capacità cognitive e vive ormai isolato, accudito in casa dalla sola madre. Dony inizia allora un percorso di progressivo riavvicinamento sfidando l’opposizione, le perplessità e in qualche modo i preconcetti (per certi versi naturali) dei propri genitori, dei propri amici, di tutti coloro che entrano in contatto con lei. L’infatuazione adolescenziale lascia sempre più il posto a un rapporto di empatia e di reciproca necessità difficilmente comprensibile al mondo degli adulti. Senza fornire formule risolutive né visioni edulcorate, quest’opera disegna un percorso difficile colpendo per la sua sensibilità e capacità di lasciare un forte segno nell’animo dello spettatore. Dal punto di vista didattico e pedagogico spicca per la capacità di porre quesiti favorendo confronti e discussioni. 

"Il Fulgore di Dony" è visibile su RaiPlay cliccando QUI.
La proiezione genovese del 10 dicembre, svoltasi nell’auditorium “Eugenio Montale” del Teatro Carlo Felice, ha avuto Pupi Avati come ospite d’onore
e, agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Genova, ha offerto spunti per sviluppare piani didattici specifici sul tema della diversità. Il materiale informativo e didattico è stato curato da Maria Francesca Genovese, Marzio Angiolani e Stefano Ratto e verrà distribuito ad ogni istituto di Genova per favorirne la diffusione e la fruizione con gli studenti. Il progetto è nato grazie all’incontro e al confronto tra Pupi Avati, lo psichiatra-psicoterapeuta Vittorio Uva e, per l’Istituto Comprensivo Quinto-Nervi, il dirigente Marzio Angiolani e i professori Gabriella Mezzasalma e Stefano Ratto.

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